La catastrofe del sistema di rilevazione dei programmi radiofonici prosegue
Anche la radio ha i suoi sistemi di rilevazione, usati sia per dare indicazioni alle reti sul successo o meno dei singoli programmi e delle loro collocazioni, sia naturalmente per definire mercato e cifre delle inserzioni pubblicitarie: il sistema è gestito da un consorzio a cui appartengono i maggiori network nazionali e tecnicamente è molto diverso da quello televisivo. In assenza infatti di una tecnologia che registri le scelte degli ascoltatori, per i dati si ricorre a interviste telefoniche a cui attendibilità è stata spesso messa in discussione in passato.
Proprio in cerca di una maggiore affidabilità, l’anno passato Audiradio aveva modificato sostanzialmente il proprio sistema di rilevazione e registrazione dei dati, creando in particolare il criterio dei “diari” cosidddetti, ovvero consegnando a un campione di ascoltatori la responsabilità di registrare le proprie scelte. Il nuovo sistema (tutto è raccontato qui) aveva fornito però dati così diversi dai precedenti che molte radio li avevano contestati e dopo lunghe polemiche Audiradio aveva annunciato clamorosamente a settembre l’annullamento delle rilevazioni del 2010, lasciando in un limbo di vaghezza tutte le valutazioni sui risultati delle varie reti (in Rai, per esempio, i nuovi palinesti e progetti editoriali varati alla fine del 2009 non hanno avuto fino a oggi nessuna sanzione: non si ha la minima idea se vadano meglio o peggio dei precedenti).
E le cose non sembrano destinate a migliorare. Stamattina Andrea Laffranchi sul Corriere della Sera racconta che Audiradio ha rinunciato a fornire dati anche per il 2011: “il consiglio di amministrazione ieri ha ufficializzato che, visto il mancato accordo sul sistema di raccolta, nel 2011 non verrà diffuso alcun dato”.
Questo evidenzia quanto l'Italia sia ancora alla preistoria anche in tema di Media!! Sono 2 anni che tutti noi lavoriamo brancolando nel buio più totale, affidandoci a numeri e sondaggi alternativi e grafici di Facebook. Triste, molto triste.
Fanno ridere i furbetti che sostengono di avere dei dati sugli ascolti e sugli investimenti pubblicitari, ma signori miei, questa è la verità: Le radio Italiane mangiano ancora sui dati del 2009.